L'aborto non è un diritto
ma è un delitto 


Fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato ha tali caratteristiche che il Concilio Vaticano II lo definisce abominevole.

L’accettazione dell’aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è il segno di una pericolosissima perdita della capacità di distinguere tra il bene e il male, anche quando si tratta del diritto fondamentale alla vita.

Di fronte ad una situazione così grave bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Nel caso dell’aborto si nota la diffusione di parole ambigue che tendono a nasconderne la natura, ad attenuarne la gravità. Invece di parlare di aborto si dice: interruzione della gravidanza.

Questo modo di parlare, oltre che voler ingannare l’opinione pubblica, forse nasconde un certo disagio della coscienza. Ma nessuna parola può cambiare la realtà. L’aborto procurato è l’uccisione deliberata, comunque venga attuata, di un essere umano nel tempo compreso tra il concepimento e la nascita.

L’aborto è un delitto che assume una particolare gravità perché viene soppresso un essere umano che si affaccia alla vita, il più innocente tra tutti, che non può essere considerato un aggressore e tanto meno un ingiusto aggressore. Questo essere umano è debole, inerme, privo anche di quella minima forma di difesa che è data dal pianto del neonato. E’ totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo. Eppure spesso è proprio lei, la madre, a chiederne la soppressione o a procurarla.

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