Editoriale

 

La realtà italiana sull'interruzione volontaria di gravidanza
è riassumibile con due dati sostanziali:

Primo, la media nazionale è di un aborto ogni quattro nati vivi;

Secondo, la pratica abortiva è così consueta e ordinaria che,
 medici non obiettori, nell'arco della loro carriera,
arrivano a praticare anche diecimila aborti a testa.

Ora, se su questi dati ci soffermiamo un attimo, ci rendiamo conto già di diverse cose.
 Bisogna stare attenti a non cadere nella generalità, evitando di
guardare i numeri come astratti, ma interpretarli per quello che sono,
vale a dire "bambini, non nati" o più esplicitamente "bambini a cui è stata tolta la vita!".

Ecco allora che tutto inizia ad assumere una fisionomia diversa,
e la cifra nazionale di 150 mila aborti legali annui inizia ad avere un senso deplorevole.

Da questi dati impressionanti, emerge chiaramente che,
 in Italia, non c'è alcun filtro all'interruzione volontaria di gravidanza
e che la legge che regola la materia (la rinomata Legge 194)
è troppo aperta e permissiva.
Difatti una legge voluta a gran voce per combattere l'aborto clandestino
 e per salvaguardare casi pietosi (pericolo di vita per la madre, gravi malformazioni del feto),
permette in realtà aborti per motivi futili.
E la cosa grave è che questi ultimi rappresentano
la stragrande maggioranza dei casi (+ del 90% !),
 al punto che abortire oggi perché non si vuole rinviare un viaggio già programmato,
può rappresentare già un motivo più che valido!
Inoltre la propaganda dei movimenti femministi degli anni '70,
centrata sulla "libertà di decidere del proprio corpo",
ha portato ad una "libertà di decidere della vita altrui"
totalmente inaccettabile per noi cristiani.

A questo punto, avendo ora un'idea della situazione italiana,
viene spontaneo chiedersi quali sono i motivi che hanno portato a tutto questo.
Una delle cause principali è che, col passare del tempo, molte persone,
magari inconsciamente, iniziano a ritenere
  ciò che è legale, anche moralmente accettabile.
Ma, come sappiamo bene noi cattolici,
non sempre una legge dello stato
va nella stessa direzione della legge del Signore.

Un'altra causa potrebbe essere questa: per motivi politici ed economici,
  "l'aborto" è un argomento scomodo
e viene sistematicamente ignorato dai media
e dai mezzi di comunicazione di massa.
  E' questa "omertà" che contribuisce
a far cadere il tutto nella routine e nella normalità.

Infine lo stato non riconosce la personalità giuridica dell'embrione
e quindi non può difenderlo né tutelarlo.

E' ovvio che il problema che ci sta di fronte è enorme
e sicuramente qualcuno di voi starà dicendo: "Beh, io che ci posso fare?"
Ma noi, come cristiani, dobbiamo sentirci responsabili
anche nei confronti della società
e questa situazione di silenzio-assenso non ci piace.
 Il silenzio non aiuta:
 lascia confusione e non dà la possibilità di vederci chiaro.

Si tratta di portare avanti la nostra sensibilità in favore della vita,
vista come dono di Dio, per poter essere un giorno…
testimoni anche noi.

 

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"L'aborto non è un diritto ma è un delitto"


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