Risurrezione del figlio della vedova di Nain
Il villaggio è situato alle falde del Piccolo Hermon, a 12 chi-
lometri da Nazaret e cinquanta da Cafarnao. A questo villaggio
Gesù un giorno giunse accompagnato dai discepoli e da molta
folla. Mentre stava per entrare nella porta del villaggio, ecco
usciva un corteo funebre, diretto al cimitero: portavano alla
tomba un ragazzo, figlio unico di madre vedova; ciò spiega la
presenza di tanta gente che voleva manifestare la sua partecipazione
al dolore della madre.
Gesù sentì pietà per quella madre e le disse: "Non piangere!".
Egli avvicinandosi toccò la bara, i portatori si fermarono, e disse:
"Giovinetto, dico a te, alzati!". E il morto si alzò a sedere, e
cominciò a parlare, e Gesù lo dette alla sua mamma.
La descrizione è viva; fa notare che i portatori si sono fermati,
sorpresi da quell'intervento inaspettato, e il morto, tornato in vita,
sbalordito più dei portatori, per prima cosa si sia seduto sulla bara,
come per prendere tempo e rendersi conto di quanto era successo.
Questa narrazione così lineare, semplice e nello stesso tempo
straordinaria, dato che si tratta della resurrezione di un morto, è
stata considerata simbolica, una allegoria: la madre vedova sarebbe
Gerusalemme, il figlio unico sarebbe Israele, il quale è strappato
dalla morte e restituito alla madre mediante la potenza di Gesù.
Queste interpretazioni sono dettate non da una vera critica storica,
ma da prevenzioni ideologiche che deformano totalmente la narrazione.
Per chi è ateo o agnostico il soprannaturale non esiste e quindi il
miracolo si deve escludere in maniera assoluta. E se anche si ammette
l'esistenza di un Dio lontano, che non si interessa dell'uomo e della
realtà creata, tuttavia che un uomo sia anche Dio, come il Vangeli e
altri scritti del Nuovo Testamento affermano, è assurdo, contrario
alla ragione. Ammettere in questo caso, come in altri, che Gesù
Cristo abbia compiuto un miracolo, è affermarne la divinità, ciò che
è inaccettabile da una persona illuminata, che ha la vera conoscenza.
I credenti partono dai fatti, e da questi traggono le conseguenze.
Questo è il vero metodo scientifico, non il suo contrario.
Nella narrazione lucana vi è un realismo fuori discussione.
Gesù dinanzi al fatto pietoso prende la situazione in mano, va' in-
contro alla madre vedova. Egli viene presentato nella sua concretezza
umana: si avvicina, si commuove, tocca, parla. Il risultato è imme-
diato: una madre è felice e la morte è vinta. Il figlio della vedova di
Nain, la figlia di Giairo e Lazzaro sono i tre casi di risurrezione
operati da Gesù e sono l'anticipo della vittoria sulla sua morte.
La reazione dei presenti è timore, stupore, risveglio del senso
di Dio al quale va resa gloria, riconoscimento che il Nazareno è
un grande profeta di Dio che ha visitato il suo popolo.
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