Parabola dei vignaioli omicidi
Gesù aggiunge ancora la parabola dei vignaioli omicidi
(Marco 12, 1-12).
La precedente era una condanna per coloro che si ritenevano
le guide del popolo eletto; con questa riassume la storia d'Israele
confrontata con la volontà salvifica di Dio nei riguardi di tutta
l'umanità.
La parabola si ricollega al canto della vigna di Isaia, il quale
sette secoli prima condannava il peccato del popolo di Dio che
ha ucciso i profeti. Gesù ricollega la sua missione con quella dei
profeti e nello stesso tempo rende facile l'interpretazione della
parabola.
Isaia mette a confronto l'amore di Dio e l'infedeltà del popolo
d'Israele, che rifiuta perfino i profeti mandati come aiuto di Dio.
Tra quello che dice Isaia e quello che dice Gesù nella parabola vi
è una grande differenza. Quello che al profeta sembra il culmine
non è che una premessa. La parabola evangelica dice che Dio è
giunto fino ad inviare il figlio diletto e il peccato d'Israele è
arrivato fino ad ucciderlo. Non resta che il giudizio di Dio: il
regno passerà ad altri.
L'evangelista Marco sottolinea che i capi" cercavano di arre-
starlo, ma temevano la folla; infatti avevano ben compreso che la
parabola l'aveva detta per loro" (12, 12).
La parabola prevede la morte del Messia e ne spiega il motivo.
Gesù viene rifiutato come tutti i profeti, perché è il vero profeta
che non lusinga il popolo e non permette ai capi di sostituire la
loro volontà a quella di Dio. La parabola non si ferma qui, al
rifiuto del profeta, ma parla chiaramente dell'intervento di Dio
solidale con il suo profeta. La pietra scartata dai costruttori è di-
ventata pietra d'angolo. È una allusione alla risurrezione di Gesù.
Mette in luce il contrasto tra la logica di Dio e quella degli uomini
e quello che colpisce di più è che non si tratta del contrasto fra
Dio e il mondo, ma tra Dio e il suo popolo.
La parabola descrive la vicenda di Cristo e la storia della sal-
vezza, l'amore di Dio e il rifiuto degli uomini, la sicura vittoria
della volontà divina.
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