Missione dei dodici apostoli "Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità
su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare
il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: Non prendete
nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro,
né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là
rimanete e di là riprenderete il cammino. Quanto a coloro che
non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere
dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi. Allora essi
partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando do-
vunque la buona novella e operando guarigioni" (Luca 9,1-6).
Il capitolo nono del Vangelo di Luca, dal versetto 1 fino al
versetto 50, ci mostra i momenti culminanti del ministero svolto
da Gesù nella Galilea. Due i temi dominanti: Gesù rivela la
propria identità e invia i dodici in missione. Il loro invio è anche
il tipo di ogni futura missione. Chiamati da Gesù che li ha scelti,
i dodici vengono associati al suo ministero di inviato e ricevono
la stessa autorità: annunciare il regno, che è dono dello Spirito
Santo, vincere i demoni, curare le malattie. Questa missione dei
dodici è la stessa di Gesù. Ma c'è una regola d'oro del missionario:
la povertà interiore ed esteriore. Rispettarla significa dare efficacia
alla propria testimonianza. Il missionario del regno si avvalga
dell’ospitalità, eviti di sfruttare la situazione e metta in conto di
essere rifiutato.
I dodici vengono inviati in zone ancora non raggiunte dalla
predicazione di Gesù, e dovevano appartenere al territorio
d'Israele, perché agli ebrei prima di tutti gli altri era stata
promessa la buona novella della salvezza dai profeti.
La verità dell’annuncio era confermata dai miracoli che ac-
compagnavano il loro ministero. Gli apostoli dovevano trascurare
gli argomenti politici, i mezzi finanziari e le preoccupazioni eco-
nomiche, come aveva fatto Gesù fino allora.
Gli annunciatori dovevano andare a due a due, come facevano
i messi del Sinedrio e ciò serviva per l'assistenza e l'aiuto reciproco
per ogni necessità.
Il mezzo classico di trasporto nell'Oriente era l'asino. Alla
partenza i viaggiatori si provvedevano di cibo, di monete d'oro e
d'argento poste nella cintura, di una seconda tunica per proteggersi
meglio dal freddo o cambiarsi dopo un acquazzone, di calzari
solidi per camminare bene sulle strade dissestate, di un bastone
per difendersi in pericolosi incontri, di una bisaccia da viaggio
ove si mettevano altre minute provviste o anche ciò che si
acquistava lungo il cammino. La bisaccia da viaggio era importante
per coloro che facevano questue a scopo religioso. Tali questue in
Oriente fruttavano bene anche presso i pagani. Una iscrizione
greca trovata nella zona orientale dell'Hermon ricorda che un
certo Lucio di Aqraba, che andava in giro questuando a nome
della dea sira Atergate, riportò a casa da ogni suo viaggio settanta
bisacce ricolme.
La mancanza di tutte queste cose doveva distinguere i dodici
inviati da Gesù da tutti gli altri viandanti.
I dodici non dovevano preoccuparsi nemmeno dell’alloggio.
Giunti in una località, si dovevano informare se c'era qualche
capo famiglia degno e di buona fama, e poi rimanere in casa sua
senza cambiare dimora. Il loro tempo prezioso doveva essere im-
piegato solo per la loro missione, tanto che era proibito ai dodici,
come ai settantadue discepoli di salutare qualcuno lungo la strada
(Luca 10, 4). In Oriente il saluto si poteva prolungare per ore; si
parlava un po' di tutto, quasi per obbligo di buona educazione.
Ricevute le istruzioni i dodici partirono per la missione che
durò alcune settimane agli inizi dell'anno 29.
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