Manifestazione di Gesù nel battesimo
"In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel
deserto della Giudea, dicendo: Convertitevi, perché il regno dei
cieli è vicino. Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia
quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via
del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Giovanni portava un
vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai
fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Allora
accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla
zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si
facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. Vedendo però
molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: Razza
di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate
dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire
fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far
sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla
radice degli alberi: ogni albero che non produca frutti buoni
viene tagliato e gettato nel fuoco. lo vi battezzo con acqua per la
conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me
e io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro,
pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma
brucerà la pula con un fuoco inestinguibile" (Matteo 3,1-13).
Giovanni Battista inizia la sua missione di preparare la strada
al Messia, invitando alla penitenza. Esige da coloro che accorrono
a lui due riti: una lavanda materiale e la pubblica confessione dei
peccati.
Molti predicatori prima e dopo Giovanni, si presentarono al
popolo come inviati di Dio, per liberare Israele dal dominio dei
romani. Subito dopo la morte di Erode il Grande, in Perea si fece
avanti un certo Simone che diede fuoco alla reggia di Gerico e si
proclamò re; in Galilea Giuda figlio di Ezechia, che si impadronì
del deposito d'armi a Sefforis; Giuda il Galileo, che formò la
corrente degli zeloti; più tardi vennero Teuda e altri ricordati da
Giuseppe Flavio.
Tutti questi erano molto diversi da Giovanni Battista. Essi af-
fermavano che i figli di Abramo erano il primo popolo della
terra, e per ottenere l'effettiva supremazia politica ricorrevano
alle armi. Alcuni si presentarono come re, altri dicevano di fare
miracoli; qualcuno rubava i beni altrui e metteva in pericolo la
vita degli altri, non la propria, nessuno si preoccupava di rendere
i seguaci moralmente migliori. Giovanni Battista, invece, affermava
che Dio poteva trarre i figli di Abramo anche dalle pietre; non
prometteva il dominio su gli altri popoli; non ricorreva alle armi,
era povero. La sua predicazione si riassumeva in un ammonimento:
è imminente il regno di Dio, perciò cambiate modo di pensare:
pentitevi significa proprio questo.
Anche in altre religioni antiche si confessavano pubblicamente
le proprie colpe e vi era l'abluzione corporale. Nella religione
ebraica i due riti venivano praticati in varie occasioni. Il sommo
sacerdote, nel giorno dell'Espiazione o Kippur, li praticava
insieme: confessava le colpe di tutto il popolo (Levitico 16, 21) e
compiva su di sé una particolare abluzione (Levitico 16, 24).
Giovanni Battista in questo non usciva dal giudaismo, la
novità consisteva nel fatto che i due riti erano chiesti come pre-
parazione al regno di Dio imminente. Era un regno che mirava
soprattutto allo spirito. L'insegnamento si ricollegava a quello
dei profeti autentici d'Israele, i quali insistevano sulle opere di
giustizia e sulla circoncisione del cuore.
Giovanni verso l'altra gente, che accorreva a lui, si mostrava
indulgente: né ai pubblicani, né ai soldati imponeva di abbandonare
il loro mestiere. Ma comanda ai primi, che riscuotevano le tasse,
di non rubare e ai secondi di non fare violenza al popolo.
L'atteggiamento comprensivo di un uomo così austero
spiacque ai farisei e ai sadducei, i quali attirarono sopra di loro le
invettive di Giovanni sopra riportate. Essi si vendicarono mettendo
in dubbio o negando la legittimità della missione di Giovanni
(Luca 7, 29-30).
Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, anzi proprio per mezzo
di questi, l'opera del Battista ebbe un grande risultato. Molti di-
scepoli di Giovanni seguirono Gesù, come Andrea, Pietro, Giacomo
e Giovanni. Altri, invece, rimasero attaccati alla persona del pre-
cursore anche dopo la morte di Giovanni. Tra la folla si faceva
sempre più insistente la domanda se fosse lui il Messia. Giovanni
tolse ogni speranza, dicendo apertamente che non era il Messia,
e che il suo battesimo era fatto nell’acqua, mentre il vero Messia
l'avrebbe fatto nello Spirito Santo e nel fuoco; egli avrebbe
purificato la sua aia, separando e raccogliendo il grano nel suo
granaio, e gettando la pula nel fuoco. L'aia era la nazione d'Israele,
e da tutto l'insieme della sua predicazione, la pula non erano i
pubblicani e il popolo disprezzato dai farisei e dagli scribi, ma
piuttosto loro stessi.
"In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Gio-
vanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedir-
glielo, dicendo: lo ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni
da me? Ma Gesù gli disse: Lascia fare per ora, poiché conviene
che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovani acconsentì.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua, ed ecco si aprirono i
cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba su
di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questi è il Figlio mio
prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3,13-17).
Gesù era in mezzo agli altri, uno fra i tanti. Nessuno lo cono-
sceva, neppure Giovanni Battista. Più tardi egli riferendosi a
questo primo incontro disse: "lo non lo conoscevo, ma chi mi ha
inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale
vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in
Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il
Figlio di Dio" (Giovanni 1, 33-34).
Giovanni Battista non conosceva Gesù perché egli da ragazzo
si era allontanato da casa per stare nel deserto.
Gesù si presentò come penitente, ma non confessò alcun
peccato. Dopo essere stato battezzato, vi è stata una teofania,
una manifestazione divina, che ricorda quella sulla grotta di Be-
tlemme. Il Messia là iniziava la sua vita, qua il suo ministero. Là
è dato un annuncio ai pastori, qua è dato un segno al precursore
e un annuncio ai peccatori pentiti.
È opportuno riflettere sul fatto del battesimo di Gesù.
Sappiamo che la confessione delle proprie colpe faceva parte del
battesimo, e nello steso tempo era anche la manifestazione della
volontà di lasciare la vecchia vita per iniziarne una nuova. Gesù
poteva fare tutto questo? Gesù all’obiezione del Battista, risponde:
"Conviene che così adempiamo ogni giustizia" (Matteo 3, 15).
Gesù non ha colpe proprie da scontare, ma si addossa quelle di
tutta l'umanità. Egli è l'agnello che toglie con il suo sacrificio
sulla croce, il peccato del mondo, perciò nel battesimo è prean-
nunciata la sua morte redentrice, in obbedienza alla volontà del
Padre e anche la sua risurrezione, la nuova vita, la nuova umanità
di cui lui come Uomo-Dio è il primo.
Solo a partire di qui si può capire il battesimo cristiano. Il
battesimo con acqua di Giovanni trova la sua pienezza nel
battesimo di vita e di morte di Gesù. Il cristiano si unisce a Gesù
nella sua morte e nella sua risurrezione.
Con la discesa dello Spirito Santo su Gesù nel battesimo vi è
una investitura ufficiale per la sua missione. Nell’Antico Testamento
re e sacerdoti venivano investiti nel loro incarico in Israele con
l'unzione. La parola "Cristo-Messia" significa "l'Unto"; nella antica
Alleanza l'unzione era considerata il segno visibile dell’elargizione
dei doni richiesti dall'ufficio, dell'elargizione dello Spirito Santo
per l'incarico. Nel testo del profeta Isaia 11, 2 si parla dell'Unto sul
quale si posa lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelli-
genza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di
timore del Signore. Secondo il Vangelo di Luca, Gesù ha presentato
se stesso e la sua missione nella sinagoga di Nazaret con una frase
simile di Isaia "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi
ha consacrato con l'unzione" (Luca 4, 18). Nel battesimo Gesù ha
ricevuto questa unzione. Egli è l'Unto atteso, a lui furono conferite
la dignità regale e sacerdotale.
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