Le parabole dei Vangeli La parabola è un racconto immaginario verosimile, per inse-
gnare una verità morale e religiosa. Non è una favola, la quale
non ha lo scopo di edificare chi l'ascolta; è un paragone. La
parabola di Gesù parte da realtà anche della vita quotidiana, ma
contiene i concetti più alti ed è comprensibile anche dall'analfabeta,
come è oggetto di meditazione per l'uomo colto.
Le parabole costituiscono il centro della predicazione di
Gesù. Il tema più profondo dell’annuncio di Gesù è il suo mistero
personale, il mistero del Figlio. Gesù annuncia il regno di Dio
che è venuto nella sua persona. È venuto l'anno di grazia di Dio,
perché è comparso lui, il Salvatore Gesù, come ogni maestro che
vuole comunicare nuove conoscenze a chi lo ascolta, si serve del-
l'esempio, della parabola. Egli vuole mostrare come nella realtà
della nostra esperienza, appaia qualcosa che prima non avevamo
percepito. La parabola richiede l'impegno, la collaborazione di
chi vuole apprendere, scoprire il senso della parabola stessa.
Gesù non comunica a noi nozioni astratte, che non riguardano
la nostra vita. Egli vuol guidarci a conoscere il mistero di Dio, a
quella luce che i nostri o chi non sopportano, per renderla acces-
sibile a noi. Egli mostra la luce divina che traspare dalle cose di
questo mondo, dalla vita quotidiana. Egli ci mostra Dio che
agisce, che entra nella no tra vita, prendendoci per la mano. Ci
trasmette una conoscenza h cambia la nostra vita. È una cono-
scenza che comporta un atto di fede, perché la parabola non ha
la piena evidenza, e perciò possiamo fare molte obiezioni uma-
namente ragionevoli, soprattutto oggi che abbiamo un concetto
di realtà che esclude la trasparenza di Dio. Per noi, o meglio per
molti nostri contemporanei, è reale solo ciò che è dimostrabile
mediante esperimento. Ma Dio non si può imprigionare nella
nostra sperimentazione, perché trascendente, va oltre i nostri
metodi e strumenti di investigazione, va oltre anche le nostre ca-
pacità conoscitive, perché è l'Infinito, l'Assoluto, è l'Essere da
cui tutto deriva e dipende nell'esistere e nell’operare.
Le parabole sono l'espressione del nascondimento di Dio in
questo mondo limitato e segnato dal peccato e quindi dall’attac-
camento al proprio io, che ci impedisce di aprirei a Dio, di vivere
una vita totalmente nuova. Quando più ci svuotiamo del nostro
io, tanto più siamo in grado di accettare il dono di Dio, il suo
amore reso visibile in Gesù Cristo.
È difficile per noi interpretare il testo riportato dai sinottici,
nel quale leggiamo: "Quando poi fu solo, i suoi insieme ai dodici
lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: A voi è stato
confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece
tutto viene esposto in parabole, perché guardino, ma non vedano,
ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga a
loro perdonato" (Marco 4,10-12). Questa risposta di Gesù richiama
il testo di Isaia che i sinottici riportano in modo diverso. Nel
testo della Bibbia di Gerusalemme si legge: "Egli disse: Và e
riferisci a questo popolo: ascoltate pure, ma senza comprendere,
osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di
questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non
veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il
cuore né si converta in modo da esser guarito" (6, 9-10). Qual è il
significato di queste parole? Le parabole di Gesù servono a
rendere incomprensibile il suo messaggio e riservarlo solo a
pochi prescelti, ai quali lo interpreta lui stesso? Con questa frase
Gesù dice che il suo destino è quello dei profeti. Il profeta fallisce,
guardando la sua opera dal punto di vista umano, cioè l'esito
immediato della sua opera. Il suo messaggio va contro l'opinione
comune e le abitudini della gente. Ma sebbene sembri assurdo,
attraverso l'apparente fallimento la sua parola diventa efficace. Il
fallimento del profeta predice quello di Gesù che muore in croce,
ma da essa deriva la grande fecondità.
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