Gesù di Nazaret rivelato ai piccoli 

- La sinagoga -


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La sinagoga 


L'edificio chiamato sinagoga fu un luogo di preghiera e 
d'istruzione religiosa. La funzione della sinagoga fu molto im- 
portante nella storia dell'ebraismo. Non aveva solo lo scopo di 
sostituire l'unico tempio israelitico, né si poteva considerare 
come una cappella sussidiaria. 


I sacrifici a Dio si potevano offrire solo nel tempio di Gerusa- 
lemme, che per molti ebrei della Palestina e soprattutto per 
quelli della diaspora era troppo lontano. Questa fu una delle 
ragioni per cui sorse la sinagoga, già nel terzo secolo avanti 
Cristo. Al tempo di Gesù in Palestina nessun centro abitato era 
sprovvisto della sinagoga. Nella sola Roma, nel primo secolo 
dopo Cristo, vi erano tredici comunità giudaiche, ciascuna con la 
propria sinagoga. 


La sinagoga era costituita da una sala rettangolare, disposta 
in modo che le persone fossero rivolte verso Gerusalemme e il 
suo tempio. La sala, a volte, era divisa in navate da colonne; 
sopra la sala poggiava una impalcatura elevata riservata alle 
donne (matroneo). Talvolta davanti all'ingresso della sala vi era 
un atrio con una vasca per le abluzioni e ai lati dell’edificio vi 
erano delle stanze più piccole per l'istruzione dei bambini e per 
ospitare i pellegrini. La sala era decorata con pitture e mosaici: 
nei tempi antichi venivano disegnate palme, il candelabro a sette 
braccia, la stella a cinque punte, più recentemente anche animali 
e uomini, come Mosè, Daniele, ecc., contro la nota proibizione. 


Nell'interno della sala l'oggetto principale era l'armadio 
sacro o arca, ove si custodivano i rotoli delle sacre Scritture; era 
collocato in una specie di cappelletta, protetto da un velo e 
davanti ad esso ardevano una o più lampade. La sala aveva 
anche un pulpito mobile o fisso sul quale saliva il lettore della 
sacra Scrittura, e poi chi la spiegava. 


La sinagoga era affidata a un archisinagogo, scelto tra gli 
anziani della comunità locale. Egli curava la conservazione degli 
oggetti e il regolare svolgimento delle adunanze. Alla sua dipen- 
denza vi era un inserviente che suonava la tromba al principio e 
alla fine del sabato, prendeva dall’armadio i rotoli della sacra 
Scrittura, eseguiva la flagellazione di qualche colpevole condannato 
da un sinedrio locale e talvolta faceva da maestro di scuola per i 
bambini che si radunavano nelle stanze attigue alla sinagoga. 


Nella sinagoga le adunanze si tenevano al sabato, mattino e 
pomeriggio e negli altri giorni festivi; oltre a queste adunanze 
prescritte si poteva tenerne altre il lunedì e il giovedì e in 
occasioni particolari. 


La sinagoga divenne la roccaforte spirituale del popolo: in 
essa si ravvivavano i principi nazionali-religiosi che distinguevano 
Israele da tutti gli altri popoli; si leggeva la sacra Scrittura, si 
ricordavano quelle tradizioni, si recitavano quelle preghiere che 
sono anche oggi il patrimonio morale dell’ebraismo. 


Nella sinagoga si cementava l'unione tra tutti gli ebrei. 
Tale unione fu la massima forza dell’ebraismo, specialmente 
dopo la tragedia del 70 dopo Cristo. 


Per la regolarità di un’adunanza era necessaria la presenza 
di dieci uomini e perché non mancasse tale numero, si stipendia- 
vano dieci membri della comunità, affinché anche fuori del 
sabato e dei giorni festivi, si tenessero liberi da altre occupazioni.

 
L'adunanza iniziava con la preghiera chiamata Shemà 
(Ascolta), era un atto di fede con cui ogni ebreo affermava di 
credere nel Dio unico e di amarlo. 
Dopo lo Shemà si recitavano diciotto brevi preghiere nelle 
quali si esprimeva l'adorazione, la sottomissione e la speranza 
nel Dio d'Israele. 


Dopo queste preghiere veniva fatta la lettura delle sacre 
Scritture nella lingua originale ebraica. Al tempo di Gesù il 
popolo parlava la lingua aramaica, perciò i testi venivano tradotti 
in aramaico. Terminata la lettura, seguiva la spiegazione del 
brano letto, con l'esortazione a metterlo in pratica. Di solito era 
l'archisinagogo a indicare alcuni dei presenti a compiere tale 
ufficio, ma chiunque poteva offrirsi spontaneamente. 
L'adunanza terminava con la benedizione del sacerdote se 
era presente, altrimenti la preghiera tratta dal libro dei Numeri 
6, 22 ss., veniva recitata da tutti i presenti. 

 

 

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