La Ragione umana di fronte al mistero di Cristo Dio e uomo
Sono molti i problemi e gli interrogativi che la ragione pone
dinanzi al mistero di Cristo e lungo la trattazione avrò l'occasione
di parlarne. Ma voglio subito iniziare con una domanda: come
mai un ebreo è stato divinizzato da ebrei? Dalla storia sappiamo
che gli ebrei si opposero fino a sopportare il martirio e ad
accettare la distruzione della loro comunità, piuttosto di accettare
non la divinizzazione dell'imperatore romano, ma la sola presenza
delle immagini dello stesso dipinte sui labari dei legionari romani
a Gerusalemme.
Nella storia cristiana, poi, le persecuzioni si scatenarono contro
quegli ebrei che avrebbero divinizzato un uomo, proprio perché si
rifiutarono di accettare l'imperatore dei romani come dio.
Nella storia religiosa dell'ebraismo mai è avvenuto un fatto
simile.
Molti si presentarono come Messia, ingannando il popolo
ebreo, perfino sacerdoti e capi giudei, ottenendo anche qualche
vittoria in guerre furibonde contro i soldati romani; ma furono
definitivamente sconfitti dai loro oppressori e di loro nessuno
più parla e non si trova un solo discepolo che li ricordi.
La fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, sorta nell’ambiente
ebraico è un caso unico. Non c'è storico, sociologo, psicologo che
riesca a spiegare il fatto che a duemila anni di distanza dalla
morte in croce del Nazareno, ci siano ancora miliardi di persone
in tutto il pianeta che lo adorano come Dio e lo proclamano
risorto e vivo in mezzo al suo popolo, alla Chiesa da lui fondata.
Nel culto per Gesù un gruppo di ebrei va al di là dei pagani
che inventavano miti e facilmente deificavano personaggi umani.
Questi ebrei arrivarono perfino a dire che Gesù era Dio ancora
prima di nascere. Celso, filosofo pagano, quando si diffonde nel-
l'impero romano la notizia di questo incredibile culto della setta
dei cristiani, eleva una ferma protesta a nome della ragione. Egli
scrive: "Il corpo di un dio non può essere fatto come il tuo. Non
si nutre come il tuo, non si serve di una voce come la tua. Il
sangue che scorre nel tuo corpo, somiglia forse a quello che
pulsa nelle vene di un dio?"
Mai si sarebbe ammesso che l'incarnazione di Dio potesse
venire dal ventre di una donna.
Come avrebbero potuto dei buoni israeliti inventare le parole
di Gesù "Bevete il mio sangue". Tra le leggi dell’ebraismo vi è
quella dell’assoluta astensione dal sangue. Perché quegli ebrei
andarono contro la loro fede, cultura, tradizione e per quali
motivi, interessi hanno sfidato le potenti istituzioni dell’ebraismo
ufficiale, che era pronto a colpire con le sue leggi chi negava
l'unicità, la trascendenza di Dio. Gesù fu condannato alla morte
di croce, perché, secondo loro, aveva violato quella legge e santo
Stefano fu ucciso a colpi di pietra, perché aveva equiparato Gesù
a Dio. Tutti e due furono uccisi come bestemmiatori fuori dalla
città, volendo indicare con questo gesto la loro esclusione dalla
comunità ebraica. Per lo stesso motivo fecero una lotta continua
contro l’apostolo Paolo e gli altri apostoli, come troviamo scritto
nel libro degli Atti degli Apostoli. A tutto ciò si può aggiungere
qualche altra considerazione. La morte di Gesù in croce aveva
disorientato e disperso i suoi discepoli. Come mai poi si ripresero
e si diffusero nell'impero romano sfidando le autorità romane ed
ebraiche?
Il vero Gesù è quello di cui parlano i Vangeli.
Il Gesù storico e il Cristo della fede non sono due individui
diversi, ma lo stesso Cristo crocifisso e risorto, vivo e presente
nella sua Chiesa.
Sono duecento anni che il Nuovo Testamento viene sottoposto
ad un esame storico-critico, che manipola i testi per costruire
un'immagine di Cristo secondo certe ideologie. Oggi si cerca di
dare ai Vangeli canonici e agli altri scritti del Nuovo Testamento
una data più lontana dagli avvenimenti riguardanti Gesù e nello
stesso tempo di anticipare la data dei vangeli apocrifi; tra gli uni
e gli altri corre almeno un secolo, proprio per mettere tutto sullo
stesso piano e per potere avere degli argomenti su cui costruire
un'immagine di Gesù secondo le mode del nostro tempo. È
un’operazione non solo culturale, ma anche commerciale, visto
che gli scritti e gli spettacoli di argomento religioso tirano molto.
Il Papa Benedetto XVI ha scritto un libro su Gesù di Nazaret
per contrastare questa tendenza e indicare a noi come ci si deve
muovere. In molte occasioni Benedetto XVI ha invitato ad allargare
gli spazi della ragione. Uno dei campi in cui operare questo al-
largamento è quello della ricerca storica su Gesù. Occorre ribadire
subito che il Gesù storico e il Cristo della fede non sono due
figure diverse, ma la stessa persona. Il Cristo della fede è anche il
Gesù storico, perché la fede cristiana afferma che Dio è venuto
nella storia. Dunque per il Papa il Gesù storico fa parte del
rapporto tra fede e ragione. Il Papa parla soprattutto ai teologi e
agli studiosi, invitandoli ad approfondire la conoscenza della
vita di Gesù. Ma più in generale, il libro richiama tutti i cristiani
ad approfondire gli aspetti di ragionevolezza della nostra fede,
in altre parole la nostra fede non si trova in contrasto con la
ragione.
Fin dall'inizio la conoscenza storica e la fede cristiana hanno
camminato insieme. La prima lettera dell’apostolo Giovanni
inizia dicendo: "Quello che abbiamo visto con i nostri occhi,
quello che abbiamo udito con i nostri orecchi, quello che abbiamo
toccato con le nostre mani, questo noi vi annunciamo". Gesù
stesso, nel Vangelo, chiede agli apostoli e ai discepoli di usare
l'intelligenza, rimproverandoli quando non lo fanno.
Tutto il Nuovo Testamento, pur essendo un documento della
fede, in cui la storia di Gesù è vista alla luce dell’esperienza
pasquale, si basa su quanto Gesù ha veramente detto e fatto.
Perciò, oggi, siamo chiamati a recuperare la realtà storica riguardante
Gesù; non solo nella teologia, ma anche nella catechesi. Invece
spesso si dà ai ragazzi e ai fedeli un'immagine della fede fatta di
precetti morali, senza trasmettere loro l'idea che il cristianesimo è
storia: è la storia della salvezza che si attua nel tempo. Il cristianesimo
non è un'idea, ma è un fatto, un avvenimento, un incontro con
Cristo che cammina e vive in mezzo a noi e ci invita a seguirlo.
Quando, poi, si dice storia non si intende solo la storia di Gesù
fino alla sua morte, ma si parla del Risorto, di colui che secondo
l'apostolo Paolo evangelizza i popoli per mezzo della Chiesa.
Il Concilio Vaticano I dice che la Chiesa è un grande segno di
credibilità e il Concilio Vaticano II insegna che i santi sono un
segno che Cristo mantiene le sue promesse. Come anche i miracoli
che egli aveva preannunciato, basti pensare ai miracoli riconosciuti
per le beatificazioni e le canonizzazioni. Come si potrebbe credere
ad un uomo vissuto 2000 anni fa? Se si deve mettere in gioco la
propria vita, lo si fa per un Salvatore vivente, che dà segni di
essere vivo. E questo Salvatore è lo stesso Gesù storico dei
Vangeli. Certe sottili distinzioni hanno portato a vedere un Gesù
diverso da quello presentato dagli evangelisti. Questi tentativi
hanno dato l'idea che noi sappiamo poco di certo su Gesù e che
solo più tardi la fede nella sua divinità ha plasmato la sua
immagine. Queste idee sono penetrate nelle coscienze di molti
cristiani e così la loro fede non ha un punto sicuro di riferimento.
È in atto una critica ai Vangeli e al Nuovo Testamento in genere,
elaborata nell'Europa occidentale a partire dal secolo XVIII e cul-
minata nella cosiddetta scuola protestante liberale del secolo
XIX, e continuata nel secolo successivo, fino ai nostri giorni. Da
questi studi emerge un Gesù totalmente diverso da quello
proposto dalla tradizione cristiana. Secondo questa ricostruzione
egli fu un ebreo di stretta osservanza, che non pensò all’abolizione
della legge e del culto mosaici, né intese fondare una nuova reli-
gione, né concepì la sua morte violenta come una espiazione per
i peccati dell'umanità, anche perché era convinto che la sua
missione fosse limitata al popolo ebraico. Così l'annuncio della
redenzione dell’umanità e della sua riconciliazione con Dio è da
attribuire alle convinzioni degli autori degli scritti del Nuovo Te-
stamento. La fede del popolo cristiano afferma fin dall'inizio che
Gesù è Dio e poi che quel Dio si è fatto uomo. Invece, l'attacco a
questa fede, dall’inizio del cristianesimo fino ai nostri giorni, lo
presenta innanzitutto come un uomo straordinario sì, ma divi-
nizzato per un errore o un inganno.
La predicazione e l'attività pastorale che presentano soprattutto
Gesù amico, fratello, compagno, pur non negando la sua natura
divina, ma non mettendola al primo posto, rendono più difficile
e non più facile la fede. In ciò vi è il pericolo di incorrere
nell'eresia che nega l'incarnazione, che il Verbo si è fatto uomo.
Oggi, nella catechesi si parla soltanto di Gesù povero, sconfitto,
servo, crocifisso, di Gesù prima della Pasqua e dell’Ascensione,
di Gesù che è vissuto nella Palestina, non di oggi, quello che la
fede crede presente nell'Eucaristia, quello che la Chiesa deve an-
nunciare e testimoniare come il Cristo glorificato, assiso alla
destra del Padre. I trent'anni della vita nascosta di Gesù a Nazaret
non sono insignificanti. Tuttavia non si può dimenticare la gloria
del Figlio, della seconda Persona della Trinità, prima e dopo Be-
tlemme, Nazaret, Gerusalemme.
Noi dobbiamo conservare la fede delle persone semplici, che
non hanno una cultura biblica e teologica, quindi dobbiamo ap-
profondire le questioni inerenti alla fede. Dobbiamo insegnare ai
fedeli a vagliare tutto con serenità. Nella scettica cultura contem-
poranea non scarseggiano le favole, le leggende nere, i tabù, i
dogmi laicisti, scarseggia lo spirito critico. Il male conseguente
alla scristianizzazione non è solo la perdita della fede, ma è
anche la perdita della ragione: riprendere a ragionare senza pre-
giudizi è già un bel passo verso la riscoperta di Cristo e del
disegno del Padre.
L'iniziativa salvifica di Dio ha una completa funzione sanante:
salva tutto l'uomo e dunque anche la sua naturale capacità conoscitiva.
L'alternativa alla fede non è la ragione e la libertà di pensiero,
come è stato detto dall'illuminismo in qua, e viene ripetuto oggi
dai cosiddetti laici, meglio definirli laicisti, ma il suicidio della
ragione e l'accettazione dell’assurdo, della irrazionalità.
È giusto porre alcune domande sui cosiddetti valori laici:
perché essi hanno avuto e hanno ancora effetti così devastanti,
come il comunismo, il nazismo, il razzismo, il nazionalismo, ecc?
Qual è la causa della crisi morale e spirituale che opprime la
nostra società? È difficile negare che vi sia un rapporto tra lo
stato attuale della nostra società e i valori che la fondano. In una
visione del mondo secondo la quale l'uomo è misura di tutte le
cose, quindi sta al posto di Dio, i valori umani finiscono per de-
generare. In mancanza di un punto di riferimento assoluto, al di
là dell'uomo, essi producono delle tossine che uccidono quanto
hanno di buono: l'uguaglianza diventa egualitarismo; la libertà,
licenza; il sapere, scientismo; il diritto alla vita, dominio, ecc. Ma
c'è anche un altro motivo di crisi: l'uomo, animale religioso, il
solo che abbia il senso del sacro, ha sacralizzato i valori che sono
alla base della sua fede laica, in contrasto con la sua stessa
filosofia. Il bisogno di credere è stato più forte. Così abbiamo le
maiuscole: la Rivoluzione, il Risorgimento, il Senso della Sto-
ria ... Abbiamo assistito allo spettacolo incredibile di una élite in-
tellettuale laica da Gentile a Heidegger, da Sartre a Gramsci, ecc.
che adora idoli viventi.
Le riforme politiche, la riforma morale, la riforma istituzionale
sono necessarie, ma su quale base si vuole ricostruire l'uomo e la
società? Vogliamo prendere come fondamento i valori laici che
sono ormai sprofondati, il crollo dell'impero comunista lo testimonia:
sarebbe rifare un’esperienza drammatica e votata ancora una volta
al disastro. E allora, come costruire una scala di valori, con una
ideologia che nega e denigra ogni gerarchia? Su che cosa fondare la
riedificazione? Sul lassismo in materia di costumi? Su delle con-
traddizioni? Coloro che condannano le esecuzioni capitali per ogni
tipo di crimine, sono gli stessi che combattono in favore dell’aborto,
delle manipolazioni dell’embrione, dell’eutanasia. Da tempo offriamo
ai giovani e anche ai giovanissimi, corsi d'informazione sessuale;
eppure mai abbiamo avuto tanti aborti, violenze sessuali, stupri,
ecc. e l'Aids continua a diffondersi. La sessualità è stata banalizzata,
in particolare con la rivoluzione sessuale del 1968, con il risultato
che mai essa è stata così male vissuta.
Le sette, la droga, i maghi e le cartomanti invadono le nostre
città. La violenza regna negli stadi. Gli idoli del nostro tempo
sono i giocatori di football o le cantanti rock. Il secolo ventesimo
ha lasciato dietro di sé la scia più sanguinante e più disumana,
che mai abbia tracciato la storia, con centinaia di milioni di
morti, a cominciare dai bambini innocenti uccisi dai novelli
Erode. Solo i valori cristiani possono riscattare l'uomo dalla
miseria, dall’abisso nel quale è caduto, lo può il valore più
prezioso: la fede in Gesù Cristo. L'insidia più pericolosa non
viene dall'esterno, ma è all'interno della Chiesa. Gli eretici del
passato: Ario, Nestorio, Eutiche, Pelagio, Lutero, ecc. erano
vescovi, preti e frati e così i falsi maestri del nostro tempo li
troviamo particolarmente tra i biblisti e i teologi relativisti e
coloro che abbandonata la professione di fede del Concilio di
Calcedonia la vogliono reinterpretare in senso nuovo. Questi di
nuovo non dicono niente. Ripetono gli stessi errori degli eretici
scomunicati dai celebri Concili ecumenici di Nicea (325), di Co-
stantinopoli (381), di Efeso (431) e altri ancora della storia della
Chiesa. Essi non toccano soltanto il modo di esprimere i dogmi
fondamentali per renderli più vicini al pensiero, alla cultura mo-
derna, ma negano la sostanza del mistero di Cristo. Quando si
contesta o si abbandona l'affermazione di una persona e di due
nature, è l'identità essenziale di Gesù che viene negata, Gesù
non è più il Figlio di Dio fatto uomo. Non ci si deve meravigliare,
poi, che alcuni romanzieri miscredenti e presunti biblisti diano
alle stampe libri di grande successo editoriale, favorito dai mezzi
della comunicazione di massa, dominati dalla dittatura laicista,
contenenti anche le eresie dei suddetti falsi maestri.
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