Il discorso escatologico
Il discorso escatologico è il quinto e ultimo grande di corso
che Gesù pronuncia prima della sua passione.
L'evangelista Matteo scrive: "Mentre Gesù, uscito dal tempio,
se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli p r fargli
osservare le costruzioni del tempio. Gesù disse loro: Vedete tutte
queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che
non venga diroccata (24, 1-2).
Il significato della parola "escatologico" è quello di discorso
sulle ultime realtà, che vanno oltre la storia, ma si preparano
dentro la storia. Lo sguardo al futuro rende importante il presente,
perché è in esso che si gioca il futuro. Gesù annuncia che il Figlio
dell'uomo tornerà, ma ciò che è decisivo è l'atteggiamento che
prendiamo oggi di fronte al suo annuncio.
Il messaggio biblico in genere e quello profetico in particolare
contiene una novità, ed è il concetto che la storia cammina sotto
la guida di Dio, verso un termine ultimo. La concezione greca è
invece ciclica, cioè quello che è stato tornerà indefinitamente. La
convinzione che la storia sarà condotta da Dio verso una salvezza
eterna è presente nella Bibbia. Il profeta Isaia con termini forti
esprime la radicale incompatibilità di Dio con il male e il peccato.
San Paolo dice che il futuro ultimo si costruisce giorno per giorno
in base all’adesione o al rifiuto dato a Cristo. È lui la scelta
decisiva che ognuno deve compiere nella sua vita. La loro colpa
è il rifiuto della parola di salvezza, d'inserirsi nell'amore divino.
Essi sono gli unici responsabili della loro ostinazione e quindi
saranno privati di Dio, si autocondannano all'inferno.
Dio solo è il protagonista della storia e l'uomo può collaborare
alla realizzazione del disegno di Dio solo nella piena obbedienza
alla volontà divina.
Detto questo, torno al discorso escatologico.
I discepoli attirano l'attenzione di Gesù sulla dimensione dei
blocchi del muro di cinta, alcuni dei quali misuravano dieci
metri di lunghezza, sei di larghezza e quattro di altezza. La rico-
struzione del tempio, iniziata da Erode il Grande tra il 20 e il 18
avanti Cristo, non era ancora terminata, lo sarà il 64 dopo Cristo,
sei anni prima della sua distruzione. I lavori non erano ultimati e
tuttavia la mole del tempio produceva una grande impressione.
Colpiva soprattutto la massa e la ricchezza dei materiali. Quei
blocchi appena tagliati sembravano assicurare all’opera una
lunga durata. Eppure Gesù assicura che non resterà pietra su
pietra. La profezia si è realizzata alla lettera. Nell’anno 70 dopo
Cristo, tutto l'edificio fu incendiato e demolito dai soldati di
Tito, nonostante le precauzioni che questi aveva ordinato di
prendere per salvarlo.
Detto ciò, il Maestro e i discepoli attraversarono la valle del
Cedron, poi salirono il versante occidentale del monte degli
Olivi. Giunti sulla cima del monte, i discepoli fecero a Gesù due
domande: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il
segno della tua venuta e della fine del mondo" (Matteo 24,3).
La prima domanda riguarda la distruzione del tempio e la
seconda il segno della sua venuta e della fine del mondo.
Alla duplice domanda dei discepoli sul tempo e sui segni,
Gesù risponde prima affrontando il tema dei segni con gli atteg-
giamenti da assumere e poi la questione del tempo, con l'invito
alla vigilanza.
Il discorso inizia con un ammonimento ai discepoli sul
pericolo di essere ingannati dai falsi messia, perché gli avventurieri
che tenteranno di liberare gli ebrei dalla dominazione romana
cercheranno di dare un carattere messianico alle loro imprese. Il
testo evangelico va al di là della storia della guerra detta dell'in-
dipendenza giudaica. Sono annunciati falsi profeti e lo stesso an-
ticristo per il tempo che precederà la fine del mondo. Ci saranno
guerre, carestie, terremoti, grandi persecuzioni contro la Chiesa.
Ci saranno coloro che subiranno il martirio per la loro fedeltà a
Gesù Cristo ed altri che verranno meno nella fede. Ci saranno
odi e denunce nella stessa famiglia. La società empia e violenta
renderà così difficile la vita cristiana, da raffreddare in molti
l'amore di Dio e del prossimo. Il Vangelo sarà predicato in tutto
il mondo.
Un segno che la distruzione del tempio e la rovina di Geru-
salemme sono prossimi è l'abominio della desolazione, predetta
dal profeta Daniele (9-27). La terra della Palestina è stata profanata
dall'invasione dell’esercito romano, sulle cui insegne erano rap-
presentate delle immagini di divinità pagane. Ma lo è stato
ancora di più con l'assedio della città santa. I cristiani della
Giudea quando videro questo fuggirono a Pella, invece di rin-
chiudersi nella città di Gerusalemme, come hanno fatto gli altri
ebrei.
Gesù annunzia anche la rapidità con la quale cadrà la rovina
sulla terra della Palestina e su Gerusalemme, per cui chi sarà sul
tetto, non scenda per prendere qualche cosa in casa. In Palestina
le case erano coperte da un tetto piatto o terrazza, alla quale si
accedeva attraverso due scale, una posta all'interno della casa e
l'altra all’esterno. È da questa che si doveva fuggire, senza
passare per l'interno. Così il contadino, sorpreso nei campi, se
ha lasciato a casa il mantello, fugga con il vestito che ha addos-
so.
La marcia delle legioni romane fu sorprendente. L'assedio
durò cinque mesi, dopo di che la città fu espugnata con l'uccisione
e la dispersione di molti abitanti sopravvissuti alla fame e alla
sete.
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