Il digiuno
"Allora gli dissero: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e
fanno orazioni, così pure i discepoli dei farisei, invece i tuoi
mangiano e bevono. Gesù rispose: Potete far digiunare gli invitati
a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui
lo sposo sarà tolto da loro, allora in quei giorni digiuneranno.
Diceva loro anche una parabola: Nessuno strappa un pezzo da un
vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio, altrimenti egli
strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al
vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il
vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il
vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. E nessuno che beve il
vino vecchio desidera il nuovo perché dice: Il vecchio è buono!".
Nella domanda si vede ormai chiaro lo scontro tra i farisei,
gli scribi e Gesù, sul valore e l'importanza della tradizione e delle
pratiche rituali e quindi tra Gesù e i suoi discepoli da una parte e
i teologi di allora e i loro discepoli dall’altra. Gesù annuncia che
in lui e con lui è inaugurato il dono della salvezza di Dio. Si tratta
di superare l'incompatibilità tra vecchio e nuovo, espressa sotto
l'immagine tra il digiuno e la festa. La pretesa di modificare il
vecchio col nuovo va abbandonata perché è pericolosa sia per il
nuovo che si deforma, sia per il vecchio che non può amalgamarsi
al nuovo. Qui per il vecchio si intende non la parola di Dio
trasmessa dalla legge e dai profeti, ma la interpretazione rabbinica
e le tradizioni umane antiche, fatte da chi non ha capito la parola
di Dio. Il Nuovo non si oppone all’Antico Testamento, ma lo
completa, lo porta alla perfezione. L'Antico Testamento è prepa-
razione, è promessa, è in linea con la progressiva rivelazione e la
storia della salvezza che con il Messia viene attuata.
|