I capi giudei decidono la morte di Gesù Molti dei giudei che erano venuti da Maria, alla vista di
quello che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni
andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il Sinedrio e dicevano:
Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo
fare così, tutti crederanno in lui e verranno i romani e distruggeranno
il nostro luogo santo e la nostra nazione. Ma uno di loro, di nome
Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: Voi non
capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo
uomo per il popolo e non perisca la nazione intera. Questo però
non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò
che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione
soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano di-
spersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto
non si faceva più vedere in pubblico tra i giudei; egli si ritirò di là
nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove
si trattenne con i suoi discepoli" (11,3-54).
La pericope si divide in due parti: il racconto della risurrezione
di Lazzaro e la reazione dei capi dei giudei. Gesù ridona la vita e
viene condannato a morte. Il racconto drammatico presenta il
culmine dei segni compiuti da Gesù, per provare la sua missione
salvifica ricevuta dal Padre.
Ci saremmo aspettato che dato l'amore che Gesù mostrava a
Lazzaro e alle sue sorelle, egli sarebbe partito subito e invece sta
lì dove si trova ancora due giorni e intanto Lazzaro muore. Noi
limitati, piccoli, non solo poniamo molte domande dinanzi alla
volontà, ai disegni divini, ma troviamo il pretesto per dubitare
del suo amore.
Gesù decide di partirei ma ciò significava recarsi a Gerusalemme
o nei dintorni, proprio nel covo dei suoi nemici, ciò che i discepoli
gli fanno notare. Gesù risponde che le dodici ore della sua giornata
mortale non erano ancora tutte trascorse. Egli luce del mondo
doveva compiere tutto il cammino fino all'ultima ora.
I discepoli avevano interpretato l'espressione di Gesù Lazzaro
si è addormentato, in senso positivo, che cioè l'organismo stava
reagendo contro la malattia, come riteneva la medicina di allora.
Quando poi Gesù disse che Lazzaro era morto, i discepoli
pensarono che non c'era più nulla da fare e allora perché recarsi
in Giudea? L'apostolo Tommaso fece opera di persuasione, mo-
strando però la sua sfiducia sull’esito finale del viaggio. Tutti
quindi si misero in cammino verso Betania e ci arrivarono in una
giornata.
Betania stava circa a tre chilometri da Gerusalemme, e data
la vicinanza e i rapporti che c'erano con questa famiglia, molti
giudei erano venuti dalla città per fare le condoglianze alla
distinta famiglia del morto.
I giudei di solito seppellivano i morti il giorno stesso del de-
cesso, come avvenne per Lazzaro. Si pensava che l'anima del de-
funto si aggirasse per tre giorni attorno alla salma, sperando di
penetrarvi di nuovo, ma al quarto giorno, cominciando la de-
composizione, essa si allontanava per sempre.
Le visite di condoglianza duravano sette giorni. I visitatori
esprimevano il loro cordoglio con la solita rumorosità orientale,
alzando grida e lamenti, piangendo, strappandosi le vesti e ri-
manevano poi, per un certo tempo, seduti a terra in silenzio.
Quando giunse Gesù, Marta e Maria erano circondate da
questi visitatori. A Gesù andò incontro per prima Marta e poi si
mosse anche Maria, seguita da queste persone. Scambiate poche
parole con le sorelle e viste quelle persone piangenti, Gesù
fremette nel suo spirito, come un uomo vero che sente l'amore e
il dolore.
Le tombe palestinesi allora erano poste poco distante dai
luoghi abitati. Le tombe di persone distinte erano scavate nel
tufo. Consistevano in una camera funeraria con uno o più lo culi
per le salme, e spesso con un piccolo atrio davanti la camera; atrio
e camera comunicavano tra loro mediante uno stretto uscio che
rimaneva sempre aperto, mentre l'atrio comunicava con l'esterno
mediante una porta che veniva sbarrata con una grossa pietra. La
salma, dopo essere stata lavata, cosparsa di aromi, fasciata di
bende e avvolta con un lenzuolo, era deposta sul suo lo culo nella
camera funeraria, rimanendo a contatto dell’aria interna e quindi
nonostante gli aromi l'interno della tomba era impregnato dell’odore
del cadavere. Di ciò si preoccupa Marta, quando Gesù ordina di
togliere la pietra che chiude la porta esterna.
Oggi, sul posto dell’antica Betania, si mostra una tomba che
una tradizione fin dal quarto secolo identifica con quella di
Lazzaro, ma è impossibile stabilire se sia quella di Lazzaro date
le ripetute modificazioni che tutto il luogo subì lungo i secoli.
Tuttavia lasciata da parte la questione dell'identità di questa
tomba con quella di Lazzaro, la narrazione rispondente esattamente
ai costumi funebri e ai dati archeologici palestinesi induce a dire
che il narratore è un testimone oculare. Né ha minore importanza
la rispondenza della narrazione all’atteggiamento dei giudei.
Alcuni giudei contestano a Gesù di non avere impedito la morte
di Lazzaro, dato che lui aveva guarito il cieco nato. Dopo la ri-
surrezione di Lazzaro avviene una divisione fra i giudei narrata
dal testimone presente all’avvenimento. Molti dei giudei che
erano venuti da Maria, alla vista di quello che Gesù aveva
compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e rife-
rirono loro quello che Gesù aveva fatto. I sommi sacerdoti e i
farisei, a seguito di questa denuncia, decisero di uccidere Gesù.
È importante rilevare che molti giudei credettero in Gesù,
visto il miracolo che aveva compiuto, mentre alcuni non si arresero
nemmeno dinanzi ad un fatto così strepitoso, inaudito, unico nel
modo e nelle circostanze in cui avvenne. Coloro che negano il mi-
racolo nonostante l’evidenza del fatto, vogliono chiamarsi liberi
pensatori, in realtà sono prigionieri del loro orgoglio, dei loro pre-
giudizi e anche dei loro interessi economico-sociali. La storia
umana è piena di esempi di tale tenacia, ma credo che quella dei
capi religiosi del popolo ebraico sia insuperabile.
I critici odierni per dimostrare che la narrazione della risur-
rezione di Lazzaro è una allegoria e non ha alcun fondamento
storico, portano come prova che il fatto è narrato solo dall’evan-
gelista Giovanni e non dai Vangeli sinottici. È un argomento
quello del silenzio molto debole, perché si sa che l'evangelista
Giovanni ha voluto supplire e integrare, in piccola parte quello
che è stato narrato dai sinottici, i quali non raccontano tutti i fatti
e i miracoli di Gesù. Già si è visto, per esempio, che i sinottici ri-
portano le parole di Gesù con le quali rimproverava Corazin
perché non si era convertita nonostante i miracoli compiuti, ma
nessuno di questi viene riferito dai sinottici. Probabilmente i
sinottici non vollero esporre Lazzaro e le sorelle alle rappresaglie
dei giudei che ancora comandavano a Gerusalemme, dato che il
Sinedrio aveva già pensato di uccidere Lazzaro perché testimone
scomodo, mentre quando scrisse Giovanni il Vangelo, questo si-
lenzio dettato dalla prudenza non aveva più motivo di essere,
perché Gerusalemme, soprattutto come realtà religiosa, era stata
distrutta dai romani nel 70 dopo Cristo.
Dopo la decisione ufficiale e unanime della condanna a
morte di Gesù del Sinedrio, senza il regolare processo prescritto
dalla legge, Gesù non circola più sotto gli occhi dei capi giudei e
si ritira coi discepoli in una città di nome Efraim, dove rimane
pochi giorni.
La Pasqua si avvicinava e già passavano le prime comitive
avviate a Gerusalemme.
Nella città si aspettava il suo arrivo.
Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che
chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché essi po-
tessero prenderlo (Giovanni 11, 57).
Nonostante questo ordine, Gesù in uno dei primi giorni del
mese di Nisan dell’anno 30, si mise in viaggio verso Gerusalemme
e seguendo la strada più lunga, che a fianco del Giordano,
passava per Gerico, giunse nella città, dal clima invernale mite,
dove Erode il Grande e il figlio Archelao avevano fatto imponenti
costruzioni: un anfiteatro, un ippodromo, una reggia sontuosa e
ampie piscine ove confluivano le acque dei dintorni. Il posto di
questa città non era quello dell’antica Gerico distrutta da Giosuè,
le cui rovine si trovavano a due chilometri più a settentrione.
Gesù entrò in Gerico fra una grande folla. Tra quella folla vi era
Zaccheo, capo dei pubblicani. Gerico città di confine e centro
commerciale importante, aveva molti agenti d'imposte e uno dei
loro capi era Zaccheo. Il suo nome ebraico: puro, il giusto,
dimostra che era giudeo. Nonostante ciò faceva quel mestiere,
come l'aveva fatto Levi-Matteo, perché gli procurava grandi
guadagni. Infatti era ricco, ma in lui, come in Matteo, le ricchezze
non avevano soffocato l'anelito ad una vita più spirituale e a ric-
chezze superiori all’oro e all’argento. Zaccheo desiderava vedere
Gesù, attorniato da molta gente, ed essendo di bassa statura, si
arrampicò su un sicomoro. Gesù, quando giunse sul luogo, alzò
lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo
fermarmi a casa tua. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Ve-
dendo ciò, tutti mormoravano: È andato ad alloggiare da un pec-
catore! Ma Zaccheo alzatosi, disse al Signore: Ecco, Signore, io do
la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno,
restituisco quattro volte tanto. Gesù gli rispose: Oggi la salvezza
è entrata in questa casa, perché anch' egli è figlio di Abramo; il
Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto" (Luca 19,5-10).
L'iniziativa di Gesù non è un fatto isolato, entra nella volontà
di salvezza di Dio, il quale è venuto sulla terra per cercare e
salvare l'uomo, e ciò non vale solo per il ministero di Gesù in Pa-
lestina, ma è un fatto che riguarda l'oggi, di ogni uomo che vive
il suo tempo di prova sulla terra e che si concluderà, secondo il
disegno di Dio con la vita eterna nella gioia dei beati.
La gioia di Zaccheo trova il suo opposto nella mormorazione
di quelli che pensavano di essere persone dabbene. In questo
caso, come sempre, si nota la differenza tra la liberalità, il perdono,
la misericordia di Dio e la grettezza degli uomini che si scanda-
lizzavano dinanzi alla volontà universale di salvezza di Dio.
Non c'è peccato che non possa essere perdonato e non c'è vita
peccaminosa che non possa essere purificata nel fuoco infinito
dell’amore di Dio. Zaccheo, coinvolto nella nuova situazione del
risorto, distribuisce metà dei suoi beni ai poveri e restituisce il
maltolto in misura quadruplicata. Gesù risponde ai mormora tori
ed esorta la comunità ad accogliere il dono della salvezza, senza
dimenticare che il dono di Dio giunge all'uomo per iniziativa di
Dio, ma esige la risposta dell'uomo. La salvezza non viene per
caso, né è un fatto automatico, né si ottiene con pratiche esteriori,
con il formalismo tipico dei farisei. La salvezza è Gesù, occorre
cercarlo e incontrarlo, ascoltarlo e seguirlo. Tutto ciò coinvolge la
tremenda responsabilità di ogni uomo.
|