Gesù risorto causa della fede pasquale degli apostoli
Gli apostoli erano così lontani dal pensiero che Gesù potesse
risorgere, che quando ne parlava loro nemmeno capivano che
cosa volesse dire risorgere dai morti. Come pure non è immaginabile
che gli apostoli, dopo la perdita di ogni speranza di un regno
messianico terreno che sarebbe stato instaurato da Cristo, abbiano
trasformato il loro maestro condannato e morto in croce, in un
essere divino.
L'atteggiamento degli apostoli fu così scettico di fronte alla
risurrezione da indurci a pensare che solo un fatto oggettivo
poteva portarli alla certezza del Cristo risorto. La sua presenza è
stata la causa della loro conoscenza del mistero di Cristo, nella
sua natura umana e divina. Vedendo Gesù risorto, lo conobbero
come il Signore, autore della vita di tutti gli omini, colui che li
farà risorgere alla fine del mondo.
La risurrezione del Signore Gesù Cristo è il fondamento e
l'anticipo della nostra risurrezione. Egli, primizia dei risorti,
riprende dal sepolcro lo stesso suo corpo.
L'idea della risurrezione con un corpo diverso non è accettabile
dalla ragione. L'anima e il corpo non sono due realtà messe
accanto l'una all'altra, ma due principi complementari, che uniti
formano l'uomo.
L'identità del corpo deriva dall'identità dell'anima.
San Paolo dice che il corpo dei risuscitati mantiene un legame
col corpo presente, come la pianta col proprio seme; è questo
corpo mortale che dovrà essere rivestito di immortalità, non un
altro.
Il cristianesimo non identifica l'uomo con l'anima e non
ritiene che il corpo sia l'involucro da cui si dovrà liberare per
possedere una vita piena. Il forte influsso della cultura greca sul
cristianesimo non ha mai tolto la convinzione e l'attesa della
totale redenzione dell'uomo. La meta per il cristiano non è un
altro mondo, ma è la trasfigurazione di questo. Non si deve
negare il valore delle realtà terrestri. Anzi, saranno con noi nel
nostro destino di gloria, purificate e trasformate dall’azione del
Cristo risorto.
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